lunedì 23 gennaio 2012

Foto fantasma...

In attesa di capire cosa straminchia è accaduto alle foto che con NON poca fatica ero riuscita ad inserire nel post, vi risparmio gli accidenti che non riporto qui!

giovedì 19 gennaio 2012

8 Gennaio. Ascesa a La Calvana

La sera precedente, prima e dopo la cena coi quasi suoceri (ospite la ganzissima zia), mi sentii una certa febbriciattola ed un disagio alla gola specie se deglutivo, nonostante la poderosa sudata notturna che ha eliminato la febbre il mattino dopo non ero dell’umore giusto per una camminata anzi, quasi quasi sarei rimasta a casa magari con un filmone che attende da questa estate d’esser visionato in coppia. No, la giornata è bella e sarebbe un peccato sprecarla, c’è il sole e la temperatura è buona, dopo un abbondante brunch si esce, una bella passeggiata verso La Calvana, tranquilla. E senza salite, aggiungo io.
Con l’auto raggiungiamo le pendici del monte, attraversiamo un trattino di campagna ed un ponte grazioso vicino ad una cassa di espansione, case e fattorie sparse qua e là. Percorriamo una strada asfaltata che circonda il monte, non c’è nulla di particolare ma ho notato, salendo verso quella strada, che c’è una linea di cipressi che nasconde un altra stradina più addosso ad esso. dato che giungiamo ad un bivio e che la apparentemente unica soluzione sia ri-tuffarsi in una campagna anonima ci dirigiamo verso quella stradina dietro i cipressi. L’ingresso è costeggiato da una sorta di colonne, insomma il tipico ingresso delle ville antiche di campagna che ci son da queste parti…E’ carino e intimo, il sole penetra con delle ampie lame di luce polverosa…Evocano ricordi…
- EXATRABA! ESTRAGABBARA! STRAGABATA!
-EXALIBUR! IDIOTA!
Se non sbaglio trovo qui il primo pungitopo della giornata…Potrei anche pensare che sia il solito di Monte Morello perchè è solitario con bacca rossa solitaria! Mah! Comunque camminiamo fino ad un bivio e li proviamo a salire, sono io a suggerirlo…Sinceramente non ho idea di cosa troveremo nè di quanto ci sia da camminare ma non avevo in mente di arrivare sino in cima, non ci pensavo affatto. La passeggiata su strada asfaltata ma in pendenza quasi sopportabile è faticosa ma non sto sudando, i dintorni sono boscosi ma in un qualche modo differenti da Monte Morello, forse più seRvatici, non so…ci impegnamo in chicchere nel più e nel meno ed incrociamo una famiglia in discesa…ogni tanto un auto ci sorpassa salendo.
E avvistiamo il primo pungitopo della salita…


A cui seguiranno altri, in vero, una vera cespugliata con bacche solitarie, si insomma una per ciascuno…



Naturalmente non avvistiamo solo pungitopi ma anche questi…



Che ovviamente non so che siano, mirtilli, belladonna, boh!
 Se uno cerca trova cosucce suggestive come questo semplice “angolino” al lato della strada, è tutta questione di sensibilità personale…






Però non un ginepro! Che strano! Ho avvistato anche un roseto con le sue bacchine rosse, messo un pò male ma tenace nel resistere lì dove si trova, quasi sul ciglio dello sterrato a sua volta sul ciglio dell’asfalto…Lui salendo ha tirato fuori la SUA refleSSe (invidia) scatta ma secondo sua natura va anche a sbirciare altri sentieri…giusto per trovarsi qualche stradina in più da esplorare in futuro con la sottoscritta. Sbuffando e ansimando arriviamo in un angolo di montagna che attizza ancora di più la mia fantasia…



Io adoro le vecchie rovine ma nel tempo ho sviluppato una certa attrazione per i casolari abbandonati, forse perchè più prossimi –relativamente- nel tempo e nelle usanze ai nostri tempi. Questo casolare è a due piani ed ha una cisterna, sul secondo piano sono i resti del caminetto e c’è una nicchia, forse a uso devozionale, ed i resti della pittura originale di una parete. Mi incuriosiscono alcune strutture ad arco e non so immaginare a cosa fossero destinate le stanze sotto di esse e per quanto possa capirne io immagino che il piano di sopra fosse adibito ad abitazione e il piano terra avesse ambienti destinati alle attività di una masseria, il secondo piano però confinerebbe con una cisterna che è la prima cosa su cui cammini arrivando dalla strada. Il lato da cui –suppongo- si entrava e che dà sulla piana (e che è esposto al sole) ha di fronte un altro edificio in rovina, sito un pò più in basso, forse le stalle o un qualche magazzino. Comunque a suo tempo dovette esser alquanto grande ed immagino fosse dovuto al fatto che una volta queste abitazioni non solo ospitavano famiglie numerose e/o in più numero ma dovevano esser anche autosufficienti specie d’inverno quando scender nella piana non doveva esse facile per le nevicate.









Ad un certo punto troviamo anche questo…
Che chiaramente non è succo di mirtilli. Cacciatori, immagino…
Fiatone e stanchezza si fanno sentire e sudo in maniera assurda…
Beh! Vi ricordo che non era prevista questa salita e non ero affatto vestita per l’occasione…Sotto il mio efficiente piumino da città c’era un maglione di lana grossa (e il dolcevita e la canottiera cotone 100%) al collo avevo un paio di giri della mia mega sciarpona di lana sottile a doppio strato multicolore vagamente stile Dr. Who ed un berretto di lana, oltre ai pantaloni di pile che mi servono nel freddo freddissimo da una ventina d’anni ed la mia borsa…a parte i quasi onni presenti scarponcini da trekking ed i calzini quechua, non è l’abbigliamento per affrontare La Calvana, almeno dal lato della discesa e nemmeno in cima…ma vi dirò tra poco. Allora, io sudavo come un emmenthal svizzero in estate e faccio la mia genialata: mi tolgo la sciarpa e qualche curva più su mi scappello pure! C’è di buono che la giornata è assolata e non tira vento!! La boscaglia s’è diradata da un bel pò e ci sono per lo più cipressi, ma non sembrano quelli che normalmente vedo di sotto o nei cimiteri, sembrano gli stessi che a suo tempo vidi a Villa La Pietraia, hanno al corteccia che pare striata e rami o radici che si contorcono nel tentativo testardo ed inflessibile di trovare un anfratto di terra nella roccia scagliosa…tutt’intorno sembra prevalere la roccia bianca a lastre (calcarea?) sul terreno nero, ecco perchè tanti cipressi, nessun altro albero a lungo fusto potrebbe piantarsi qui intorno…Rimetto il berretto di lana. C’è un bosco e cartelli che indicano dei borghi o comunque località: Ca’Rossa o I Bifolchi (???) …Spero di ritornarci presto e vedere quei posti…anche se il primo vorrei fosse Borgo Morello. Giungiamo sul cucuzzolo della montagna, una vasta zona è dedicata alla pastorizia –ulteriore motivo per l’assenza di vegetazione bassa che non sia erbetta- l’odore della “grassa” (letame di animale) non è forte ma persistente, le stalle sembrano baraccopoli pure con alcuni tetti sfondati e qua e là si intravedono dei gatti sfuggenti e di poca confidenza…bisogna esser tosti per starsene da queste parti, mi sa. Una (vista da dove siamo, bruttina in vero) costruzione in cemento dev’essere la casa e la rivendita di formaggi del pastore sardo (!!!) proprietario e custode del posto, vedo un bel pò di pecore ma anche maiali (scrofe per lo più, mi pare) grossi come cani san Bernardo!!
E che si fanno il beneamati fatti loro…come solo i suini sanno fare, occorre dire…
A me viene in mente la Sardegna come l’ho vista nelle foto che mostrano l’ interno dell’isola, chissà se anche il pastore la pensa così…
Mi rimbacucco nella sciarpa. Il lato più interessante de La Calvana inizia ora…innanzitutto attraversiamo il podere (io occhieggio preoccupata i maiali, non sono così carucci come mostrano nei filmZ tipo Babe e mi hanno insegnato a tener le distanze) e giungiamo al poggio dove c’è una sorta di mirino col quale si possono osservare le cime che ci circondano e alcuni punti della città di Prato e di Firenze (i soliti Duomo)  nonostante il sole c’è una bella foschia o inquinamento che dir si voglia. Suppongo che nelle giornate pulite la vista sia comunque notevole, un assaggio l’ebbi proprio questa estate anche se da più in basso e non da La Calvana…Iniziamo la discesa e mi dispiace non aver scattato di più ma la pendenza e i luoghi mi mettevano una certa apprensione. Come pure una certa fascinazione. Scendendo incontriamo una cava con ancora enormi massi, negli immediati dintorni si notano come dei canaletti che escono e si rituffano nelle rocce della montagna che Lui poi affermerà esser cava. Ancor più sotto un’ altra cava dalle rocce enormi che mi fanno pensare a qualcosa di primevo, piuttosto che otto/novecentesco, qualcosa stile “CROM!”…C’è anche una costruzione in pietra e cemento in uno scavato più piccolo, separato dall’altra da un muro o una diga, Lui mi proibisce tassativamente di avventurarmi su quel muretto nè io, del resto, ho intenzione di andarci…non con quell’abbigliamento…Simili cave sono comuni su quel fianco, una appresso all’altra, giungiamo su un piccolo poggio dove costruirono una sorta di casa o di rifugio completamente in cemento, cosa ben miserevole e tristissima se paragonata al ben più disastrato rudere dall’altro lato del monte, oltre al fatto che la prima è anche cosparsa di scritte. Questi angoli di cemento cosparsi di scritte ed erbacce, ovunque si trovino a me danno sempre un gran senso di sporcizia, di sozzeria e fastidio, il mio primo istinto sarebbe di dargli fuoco e cospargerli di calce disinfettante… Resti deprimenti di vecchie attività estrattive di roccia per fabbricare cemento.
Gradualmente, lentamente la vegetazione riprende a crescere in numero ed altezza, a volte sembrano enormi rovi ma non saprei anche se trovo molti con queste bacche rosse, a volte sembrano le roselline selvatiche a volte non saprei…
Il sentierino Cai si innesta sulla vecchia strada degli operai della cava, la vegetazione ha ripreso possesso dei lati che si intuisce un tempo esser stati di una strada larga almeno il doppio sopra e sotto ci sono delle piccole terrazze con muretti a secco dove son stati piantati ulivi il cui scopo però non è l’olio extra vergine ma trattenere il terreno affinchè non frani, sono tantissimi!!! E cerco di immaginare bestie che trascinano carri pesanti carichi di rocce, materiale per costruzioni, utensili e persone. O magari i primi mezzi a motore. Doveva essere una fatica immane, sfiancante. Chissà se c’ erano anche bambini, all’epoca, non era strano lo sfruttamento del lavoro minorile del resto se si scende ad un’ altra cava, un pò più invasa dalla vegetazione, e seguiamo il sentiero che l’attraversa, troviamo l’ingresso di una miniera o comunque un tunnel parzialmente murato, ricordo che Lui ha detto che  La Clavana è cava, scavata anche al suo interno. Ci affacciamo all’apertura. Devo dire che in estate non sarei così coraggiosa sia per il fastidio –e terrore- di ragni e insetti, che per il sacro rispetto che ho per la tranquillità delle vipere! Lui dice che d’estate lassù è un inferno perchè non c’è modo di ripararsi dal sole…almeno da un certo punto in su. Ultima cava ma dal basso stavolta col cipresso che tenace se ne sta come un falco sul ciglio del burrone…
e bacche rosse quasi ovunque.
E ulivi che ci accompagnano. La vegetazione cresce e siamo quasi in vista della fabbrica vera e propria che sta alle pendici del monte, un edificio in particolare è in via di ristrutturazione, letteralmente nascosto dalle impalcature…sulla sinistra si può deviare e finire su un poggio dov’erano tre fornaci in cui veniva cotta la roccia…è praticamente un piccolo parco per famiglie con panchine e tavole per picnic…Siamo all’ombra ma io mi son riscaldata con questo camminare, sento appena il freddo, scendiamo giungendo alle case e la strada…In vero mi domando come fosse qui ai tempi della fabbrica di cemento, penso al rumore e come fosse in generale una zona che ovviamente ruotava attorno a quell’attività oltre che all’agricoltura…forse le case erano ricoperte di polvere spessa e il fumo quasi onnipresente…
Percorriamo la Mugellese, quasi tutti i numeri civici recano la scritta La Mugellese, passiamo davanti ai resti della fatiscente struttura in cui veniva depositato e/o distribuito il cemento finito sarà perchè è inverno e le pareti di cemento fradicio quasi nero ed i tubi di metallo arrugginito ma lo trovo tristissimo; praticamente la seguiamo per tutto quel lato del monte e sta imbrunendo, poi scendiamo nei campi per riattraversare quel ponticello e infine raggiungiamo l’auto… C’è la luna e stavolta riesco a scattarle una foto decente…

Il silenzio è quasi totale, le luci delle case accese e qualcuno ha acceso un falò per gli sterpi e passiamo in mezzo a quella nuvola. Riprendo a sentir freddo ma sto bene tutto sommato, e già parliamo di ritornare a La Calvana magari meglio equipaggiati e ad un ora più decente così da poterci soffermare un pò più a lungo per far foto o solo godere dei luoghi. So che c’è una scala di non ricordo quante centinaia di scalini, sempre parte della cava di cemento e già mi chiedo se mi convenga salirla o affrontarla in discesa…ma l’idea mi attira comunque.
La Calvana mi affascina un pò più di Monte Morello, per ora ha una quotina in più.

6 Gennaio 2012. Ascesa a Monte Morello pt 2. Quella seria!

L’ Ascesa a Monte Morello era in programma da un pò. Era un ”prima o poi si va” in attesa di esser realizzato…Rispetto alla prima volta che comunque prevedeva la meta al Rifugio di Gualdo, questa volta si trattava di camminare sui sentieri più montani e di arrivare sopratutto in cima anzi, alle TRE cime.

E’ Venerdì 6 Gennaio. La preparazione della sottoscritta è stata accuratamente ponderata, nulla è stato lasciato al caso: i pantaloni alla zuava di velluto a coste beige, così tipicamente da montagna, questa volta dovevano collaborare a tener caldo il corpo e non solo a far sentire la parte trentina della sottoscritta realizzata, naturalmente indossavo le inseparabili calze di cotone gamba lunga a righe colorate; dolce vita violetto 100% cotone sopra a maglietta intima a mezze maniche anch’essa 100% cotone, vecchio golfino blu di lana mohair (ben 20 anni di decorosa attività) e giaccone in tessuto particolare di cui non ricordo il nome…Ha la particolarità  che SE fa freddo e stai fermo congeli SE ti muovi (leggansi “fai sport”) ti tiene al calduccio! Ai piedi i miei scarponcini da trekking che il mio amorosissimo Lui mi ha regalato per Natale. Mai avute scarpe più comode da una decina d’anni a questa parte! Naturalmente questo era il loro battesimo ufficiale! La preoccupazione di Lui era che potessi sudare troppo di qui l’abbigliamento…Non ho sudato in compenso non ricordo di aver subito un vento da tormenta siberiana in tutta la mia vita, sopra tutto una volta raggiunta la cima. Ho il zainetto azzurro che mi ha prestato altre volte: cellulare, portafogli, panini, salviette e tovaglioli di carta a iosa…ed un paio di scarpe inutili per la montagna che mi dimentico di lasciare in auto!

La giornata era assolata ma ventosissima e noi siamo partiti di mattina ma ad un ora in cui (a detta di Lui) Lui era solito TORNARE a casa da simili gite. Terrei a far notare che la sottoscritta lo AVEVA detto di andare a dormire ad un ora un pò più decente! E che era quasi sveglia già di buon ora anche se ci ha messo un bel pò a stiracchiarsi e NON era assolutamente sola in questa attività!

Comunque giungiamo al parcheggio e ci incamminiamo con la fonte che ci da il benvenuto e ci saluterà al ritorno.

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Lentamente saliamo e per un pò non sento la stanchezza alle gambe nè il fiatone anzi, soffro il freddo per le folate di vento gelido che arrivano. E mi scappa anche pipì! Scopro che alcune zone di Monte Morello son vietate alla caccia ma subito seguono zone dove si addestrano i cani da caccia medesimi…Boh!… Per ora siamo su un sentiero bello ampio e Lui mi indica la cima su cui dobbiamo arrivare. Non si vede in foto ma c’è una grande croce di metallo (stile traliccio) dipinta di bianco.

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Ci inoltriamo nei boschi seguendo il sentiero Crai, non ricordo quale ma per ora è di quelli relativamente facili, un pò impegnativo più per la pendenza che altro…Comunque la sensazione che siamo soli nei boschi è fortissima, supportata anche dal fatto che la natura è incredibilmente silenziosa!! Non si sentono uccellini nè altro…Oddio, dei stridii ogni tanto si, non so quali uccelli siano ma si odono di rado. Il sole caldo filtra tra gli alberi addormentati, non mi accorgo che non ho freddo e le gambe lamentano per lo sforzo ma è nulla a quel che sentirò più avanti. Eppoi il sentiero che recentemente è stato sottoposto ad ampliamento e “pulizie” è si sassoso ma nulla di così difficile, la salita è ancora tollerabile. Ci fermiamo e trovo della deliziosa edera su un sasso: è un punto sosta creato dalla forestale mentre lavoravano ma si vede che è per tutti. Tracce di mandarini e di potature di abete, peccato non esser passati di qui per Natale…quei rami sarebbero stati perfetti.

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Il sentiero su cui proseguiamo ci porta in orizzontale, è stretto e si va in fila indiana a discapito dell’ inesauriBBile desiderio di Lui di tenerci permanentemente per mano! Il sole penetra di più tra gli alberi spogliati delle foglie e trovo un pungitopo! Se ne sta lì, a bordo del sentiero, un pò coperto dal pagliericcio smorto, verdeggiante che sembra finto con UNA bacca rossa UNA che sembra finta pure lei! Tiro fuori la diGGitale scatto per l’ennesima volta.

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Più avanti scatterò ancora, trovo tracce di vita animale: cacca con dei nocciuoli di origine sconosciuta…che scoprirò essere ginepro! Persi nel tempo chiaccheriamo ma intanto la salita si inclina e giungiamo a… Un albero di Natale!! C’è una radura e ci salgono persone apposta per addobbare l’albero!! E’ bellissimo!!! Il posto in sè è comunque carino!!

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A questo punto inizia davvero la durezza del cammino. Tenete da conto che sottoscritta non fa attività fisica seria da una quindicina/ventina d’anni ad esser ottimisti, che la sua parte montanara è sopita da molto più tempo e quindi la consistenza del tessuto muscolare delle sue gambe, le cosce in particolare, ha la consistenza della gelatina!

E dunque saliamo! Il fiato si fa pesante, pesantissimo, e dopo qualche metro già le cosce iniziano a dolere. Dopo un pò mi fermo, i polmoni pompano come locomotive ma è il dolore che mi obbliga alla sosta, intorno ci sono ancora alberi ma iniziano ad avanzare ai lati arbusti di ginepro e di rosa selvatica con le sue bacche rosseggianti…Salgo e insisto, sotto le suole radici e pietre insistono a loro volta, c’è fango sodo e Lui mi suggerisce di uscire dal sentiero per evitarlo, per non scivolare, cammino su zolle sempre più invadenti e gli alberi si stanno già ritirando prima di vederci letteralmente circondati da ginepri e roseti che si acquattano dietro i primi Lui mi fa una rivelazione: siamo sul Sentiero del Pensionato!! Salendo sarà un pò meno impervio (Bah! Mica tanto) ma intanto IO mi ringalluzzisco tra un boccheggiamento ed un gemito perchè è uno dei sentieri non ufficiali –o meglio non-Crai- più difficili. Pietre che lastricano nel verde, fango che mi rifà le suole dei scarponcini Quechua, le zolle su cui cammino mi sembrano più scivolose del primo ma mi affido all’esperienza del mio amore. Siamo quasi allo scoperto, tira il vento ma il sole batte. Giungiamo alla prima vetta che saranno le 14, più o meno. C’è una croce di travi issata nel 2010 e sostituisce una vecchia. Prima di noi è già giunta una famigliola, stanno accendendo un fuoco fumoso, ci spostiamo più in là e ripreso fiato osservando il panorama bellissimo dietro il monte si decide di scendere per proseguire, il vento è impietoso, gelido, qua e là un leggero strato di ghiaccio.

La seconda punta è un pò anonima, io non avevo nemmeno capito che era una punta, comunque per tutto il cammino siamo all’ombra e al freddo, il fango sodo e fradicio, scendo con cautela e saggio il terreno e uso le pietre come scalini, laterale rispetto al sentiero vero e proprio che non è sicurissimo, sterpi e rovi anche più alti di noi.

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Bacche che non so riconoscere e più avanti, in un bosco un altro pungitopo solitario con bacca rossa altrettanto solitaria…

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Quest’altra cima è quella vista da sotto, col la croce di metallo dipinto di bianco,. C’è una ragazza seduta sull’erba con un plaid che lì per lì non noto, saluta timidamente poi giunge un ragazzo e dalle poche parole capiamo siano Americani o Inglesi, come loro ci mettiamo al sole ma più in là, su una sorta di poggio stopposo che offre un panorama simile al precedente: valli e monti, autostrade e paesi…Lui mi indica un Sanatorio –lo si distingue bene, è rettangolare, lungo con le finestre tutte uguali- dice che è degli anni venti e ospitò feriti anche del Primo Conflitto. Naturalmente è abbandonato e inagibile ma spero di potermici intrufolare un giorno. Riprendiamo a scendere, a questo punto siamo sulla strada del ritorno anzi, sempre sul Sentiero del Pensionato. E’ difficile ma io mi ci trovo bene, mi piace, a tratti occorre voltarsi e scendere poggiando le mani da qualche parte ma vado tranquilla. Attraversiamo una zona quasi spoglia, moltissimi sono gli alberi abbattuti e che offrono uno spettacolo preoccupante; stanno marcendo ma non è quello, il fatto è che il tronco è letteralmente crivellato di buchi: un qualche parassita si è sgranocchiato il tronco spesso uccidendo l’albero (ve ne sono ancora in piedi ma evidentemente morti e non addormentati per l’inverno e del resto stiamo parlando di abeti) gli abbattimenti mirano, immagino, a ridurre il danno ed il pericolo per i passanti. Intanto però ‘sti tronchi li dobbiamo anche scavalcare! Lui mi ha fatto una serie di scivoloni preoccupanti…un pò sfotto perchè IO nemmeno uno e l’esperto che si è avventurato da quelle parti anche in pieno inverno e con la nebbia che non ci vedevi oltre il naso, è Lui!! Però, non fosse per il freddo cane, con la nebbia quei luoghi mi incuriosirebbero molto! Alla fine giungiamo ad un incrocio, il Sentiero del Pensionato prosegue di sotto mentre lateralmente c’è il Sentiero 11 –credo- del Crai e Lui –PAVIDO!!- decide che è più pratico quello! A nulla valgono le mie vibranti proteste! E proseguiamo in fila indiana per il rassicurante Sentiero 11!! Puffui!!

La discesa è ormai alla fine il piccolo sentiero si è allargato, scendiamo tranquilli mano nella mano e per una piccola deviazione per visitare il Cippo dei Partigiani: perdonerete la mia ignoranza se non ho idea di quale massacro si sia svolto da quelle parti ma visiti il memoriale volentieri e leggo i nomi ed i soprannomi dei defunti.

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Qualcuno ha inciso sulla lastra di metallo “Duce Merda”. Approvo ma mi fa schifo che un cretino esterni il suo anti fascismo rovinando un memoriale per un idiota narcisismo che ben pochi comunque leggeranno! Penso solo che potrebbero fare un minimo sforzo in più per curare il posto visto che i resti artificiali della vecchia corona son stati buttati dietro la stele manco vi fosse una discarica. Nei dintorni e nemmeno nel parcheggio c’è un cassonetto, in compenso un pò di monnezza sparpagliata qua e là dove si parcheggiano le auto.

In auto mi scaldo pian piano e sento distintamente che dovrò farmi una doccia calda ma non per un sudore che tra l’altro non sento ma per la temperatura corporea che nonostante il riparo dal freddo serale che incalza e quello del vento siberiano che insiste, sento che sta scendendomi. Poi un the, una cena e tante coccole post film!

SSSNOOOORRRR!!!

Salite e discese…

In attesa di narrarvi le vicissitudini tenutensi tra Natale e  Fine ed Inizio anno,Befana inclusa, vi narrerei qualcosa della Pattinata di Inizio anno prima dell’addentrarmi in vicissitudini montanare programmate per la Befana che si son poi raddoppiate con una salita alla ben più affascinante Calvana, un luogo che nemmeno conoscevo di fama. Per la Pattinata si intende naturalmente io e Lui che ce ne skateriamo aggiro per le ciclabili fiorentine nel sole mattutino –bello caldo quindi- e nella meravigliosa desolazione urbana post- bagordi di Fine anno, nessuno o quasi in giro, praticamente un Day After…almeno fino, occhio e croce, a Mezzogiorno. Ascendere il monte poi mi piace e si sperava in una bella giornata come quella che il Primo dell’anno ha salutato la nostra impresa a rotelle che ovviamente non ho saputo illustrare meglio di così…

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Si, lo so, potevo far di meglio…E la rogna è che questa foto ha senso solo per noi due perchè è stata scattata nello stesso posto, nel punto esatto precisopreciso dove io e Lui ci siamo scambiati il primo bacio, nello stesso giorno anzi, nella stessa notte in cui ci siamo conosciuti…per maggiori dettagli andatevi a cercare nella tag La mia vita a rotelle o Il mio cuore a rotelle (un giorno riuscirò a imparare come si fanno i links con le parole, sigh) Ci eravamo prefissati di farci una pattinata, clima permettendo, per le ciclabili fiorentine ma anche le strade sgombre di GGente e macchine…Ovviamente io e Lui ci siamo alzati un pò più tardi rispetto alla seppur vaga tabella di marcia…Il piumone matrimoniale regalatoci dai quasi suoceri era così caaaaldo! Ehm! Comunque alla fine siamo usciti, saranno state le 11/11,30 ed a quell’ora la Firenze del dopo Fine anno si domanda se alzarsi o meno oppure dorme, secondo età ed impegni; siamo usciti in macchina, parcheggiato in zona Cinema Principe, appattinati e via! Sulle perigliose ciclabili dei viali.

La sottoscritta si era resa il più riconoscibile possibile: finto pellicciotto bianco dell’Oviesse, berretto un pò abbondante in velluto rosso sangue (belliZZimo) pashmina –o ritenuta tale- rossa in cui ha avvolto a più giri il  proprio collo comunque intabarrato da quello di una calda maglia a righe rosse, bianche, verdi e arancioni, ancora sopra di essa era un golfino a paricollo blu…perchè la sottoscritta non si fidava mica del sole, il passaggio dal sole all’ombra poteva esser letale per la sua salute, infine pantaloni da sport attillati neri (purtroppo non erano rossi) e zainetto azzurro Venice Marathon prestatole dall’amorevolissimo Lui per il trasporto di portafogli, diGGitale e scarpe in caso di disperata stanchezza e isteria da incapacità motorie su sei ruote!! Nei pattini un paio di amorevoli calzini spessi in punta e tallone, color prugna a righine fucsia, anch’essi regalo dell’amorevole Lui.

Pronti per l’epica impresa ci avviamo. Alla sottoscritta ci vorrà circa un ora e mezza abbondante per scaldarsi e affrontare abbastanza correttamente le irregolarità ed asperità della pavimentazione finto-antica ma decisamente disastrata dei marciapiedi fiorentini che improvvisamente si tramutano in ciclabili asfaltate nei modi più fanstasiosi (leggansi buche asfaltate come capita) Il percorso ci porta verso il Lungarno e da lì verso il Ponte Vecchio che comunque non raggiungiamo data la folla turistica che renderebbe il percorso più difficile e pericoloso per la sottoscritta…e per la folla stessa, naturalmente. Facciamo una svolta arrancando in punti difficili per un passeggino figurarsi per dei pattini a rotelle in linea ma ci dirigiamo verso S. Niccolò…e voi altri sapete quanto IO ami S. Niccolò vero? Come un eczema in piena estate sotto la pianta del piede. Ma il tragitto scelto dal mio ineffabile compagno è gradevole, attraversiamo il Ponte facciamo il Lungarno XXX dove il mio Lui esperimenta un suo personalissimo metodo di segnalazione ai pedoni: praticamente gli urla nelle orecchie! Allontanati dall’imbarazzo riattraversiamo e rientriamo dal Ponte S.Niccolò…poi seguitiamo per i parchi che si affacciano sull’Arno…Non mi risparmio una scivolata di culo da panico da discesa e infine sostiamo non so ben dove ma sono le 14 e si mangia. Osserviamo come i piccioni arrivano un poco alla volta avidi delle briciole e di come ne approfittino per il broccolaggio più sfacciato tra una beccata e l’altra, ogni tanto baruffano pure tubando.

Il paragone che mi vien in mente è che uno dopo l’altro arrivano nei tuoi pressi come gli zombie di certi vecchi films…e con aria falsamente indifferente.

Riprendiamo fino al Teatro Tenda o Obi Hall, e proseguiamo per un poco poi il dubbio sulle condizioni del terreno ci fa rinunziare…che eventualmente si arrivava anche fino a Pontassieve. Il ritorno ci fa passare davanti alla fontana di Folon che io amo (vedansi avatar) aggiriamo la rotonda e ci infiliamo in via Aretina, la parte moderna diciamo. E’ praticamente deserta e si pattina bene. Proseguiamo fino al viale e ci fermiamo ad osservare quel piazzale dove vanno gli skaters a esibirsi, hanno anche spostato una panchina in cemento (???) per usarla come rampa…Io invece provo ad affrontare la rampa vera ed anche lì mi faccio prende dal panico per la velocità e il  timore di non riuscire a svoltare la scalinata che ho davanti e infatti batto la seconda culata. Riprovo ma per un tratto più breve, brevissimo e Lui mi accoglie mentre scendo! Sigh!  Con un pò di aiuto riprendiamo sempre per l’Aretina, la parte vecchia come la chiamo io, riesco ad affrontare la discesa –breve ma un pò alta- con Lui che mi fa da scudo poi pattiniamo mano nella mano oppure uno dietro all’altra…E svoltiamo perchè là in fondo aumenta il traffico, prendiamo una parallela all’Aretina e non so come si chiama ma ci scopro una bellissima villetta Liberty! Una visione! Anche il condominio accanto è in stile Liberty ma la villetta lo è più sfacciatamente con i suoi addobbi verdi, sulle finestre, sopra la porta, le finestre laterali a vela, i due gargoyle sotto la grondaia squadrata…Non prendo la diGGitale sia perchè sono un assoluto GENIO sia perchè ho un pò paura di usarla quando son sui pattini…il che contrasta, lo so- con la foto scattata sul luogo del bacio.Mi riprometto di tornarci, a piedi ma di tornarci e far foto a iosa! E via ancora sui viali, si scende per via XXX ed infine in piazza XXX con le vestigia ed i cocci del Veglione in piazza! Devo fare molta più attenzione lì. Ancora viali e si continua fino alla Panda, sempre in attesa presso il Principe. Siccome sono un pò più sicura chiedo di allungare, non di molto ma fino in Piazza Duomo via via Cavour. E si va! Tutto tranquillo sino all’incrocio con via Martelli dove non  reagisco per tempo allo sgusciare del 14 che per poco non mi ci spalmo sopra, devio sul marciapiete e mi spalmo solo le mani sul muro. Un bacio davanti alla piazza e via, si ritorna alla fedele Panda. Un riposino, un paio di coccole e a casa.

Sono quasi le 17. Una volta a casa mi rendo conto che ho bisogno di una doccia calda sia per lavarmi dal sudore che per rialzare la temperatura corporea. Prima però visiterò il misterioso garage dove troverò la credenza del mio cuore!! Ma è destinata alla Soreleira (ovvero la sorella di Lui che vive a Fuerte Ventura, Spagna) che un dì attraverserà il Mediterraneo e se la porterà via…Sigh!…C’ è un altro mobile interessante che un giorno sarà mio e che provvederò a ridecorare visto che è di un tristissimo marrone impiallacciato scuro! Ed anche quel divanetto con la seduta in corda mi fa gola…ma per ora restan là in attesa dei tempi in cui la casa sarà sistemata per accoglierli! Comunque Lui ha ritrovato una cassa di legno con dentro un tesoro inestimaBBile: tutte le sue cassette audio! Adolescenza e giovineSSa su nastro magnetico!! Virgin Prunes, 99 Posse quando erano SENZA Meg…Punk e Metal…Rock Contest dei primi Novanta ed altro ancora!!

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MI doccio e mi preparo: ci attendono i quasi suoceri e la zia per una cenetta del Primo dell’Anno. Più tardi dormiremo facendo piani per la Befana.

lunedì 2 gennaio 2012

BOTTE...

Pare che quest'anno ci sia stata una mattanza dovuta ai botti, gente morta per un petardo casalingo o "fuori norma", bambini mutilati, gatti traumatizzati, cani colti da infarto, canarini con attacchi di panico... Ma, un momento, non è la solita dead list che appare puntuale ogni Inizio anno?? O forse per questi ultimi vent'anni tuttti, ma proprio tutti tutti, avevano fatto a meno di petardi, fontanelle, tric e trac e castagnole? Bombe a mano incluse? 
No, tranquilli è che si faceva a quanti in meno ne morivano o ne rimanevano mutilati...Anche se io ricordo culmini di idiozia umana in quel di Napoli dove, dopo un sequestro di chili e chili di botti illegali e l'arresto degli ambulanti, gli abitanti di un quartiere hanno pensato non solo di attaccare ed assediare il posto di polizia ma addirittura volevano ammucchiare altri botti e far saltare per aria la porta. Poi qualche persona un poco più intelligente della media dei residenti ha fatto notare che si rischiava di far saltare per aria anche le case accanto...Mah! Ma perchè certa gente non si fa mai i cazzi sua...
Ricordo anche l'azione di un Primo Cittadino- credo- che fece un giro di varie scuole con diapositive che mostravano gente mutilata, storpiata, sfregiata dai botti, ricordo i ragazzini singhiozzanti e piangenti all'uscita delle proiezioni: dico che è meglio un incubo vita natural durante che una mano o un occhio in meno, no?
No. Ma tranquilli, l'anno dopo potranno comunque richiedere una indennità almeno, cecati e storpi, serviranno a qualcosa, no? Non sia mai che la tradizione venga meno che poi io mi domando e chiedo: perchè acquistare un rinnovato arsenale per la Difesa quando abbiamo fior fiore di teste di cazzo che preparano dei fuochi d'artificio nello scantinato di casa (e non di Casa Pound) che sono ipso facto delle autentiche bombe massacra-persone? Eeeh, ma la tradizione è tradizione, mica cazzi e mazzi...
Vuoi mettere la vita futura di una bambina cieca e sfregiata o mancante di un braccio di fronte alla tradizione!? Al SACRO diritto di rompere il cazzo -E NON SOLO A CAPODANNO- con botti d'ogni risma, di appiccare il fuoco al bucato che tu, poèro bischero, ti sei dimenticato di tirar dentro la sera? Di far scoppiare qualunque cosa che faccia rumore, coi decibel di un martello pneumatico, incluse pistole e fucili?
Prima della Fine dell'anno ero in coda all'Oviesse (si, lo ammetto, ci son posti migliori ma la sciarpina turchese mi stuzzicava ed avevo bisogno di pantaloni da sport, capirai 5€...) c'erano ragazzini e famiglie al seguito tra cui questo moccioso che le mani proprio non sapeva dove mettersele (un suggerimento IO lo avrei però...) allora la mamma -evidententemente un GENIO irriconosciuto dell'educazione infantile- gli dice come a sottile minaccia "Ricordati che il nonno ti ha promesso di farti sparare un colpo col fucile!"  ...
Nel caso non fosse chiaro, questo utero con due gambe ricordava al pargoletto che se voleva sparare col fucile del nonno doveva comportarsi bene.
Ovviamente anche il nonno è un essere sottovalutato da pedagoghi ed insegnanti: quale moccioso di 10 anni -poco meno o poco più- non ha diritto ad usare un fucile per Capodanno. Perchè mai toglierli il GIUSTO brivido di sparare a caso, foss'anche in aperta campagna, solo per fare un cazzo di casino?? Vuoi mettere l'alto valore educativo di sparare alla cazzo solo per il gusto di farlo?

 Pare che data la crisi, le gente sia propensa non solo ad acquistare botti illegali ma addirittura a fabbricarseli in casa...AH! Lo scibile umano...

Si, vabbè. ma io son acida, si sa...