mercoledì 19 ottobre 2011

A Villa Pietraia

Ci siamo saliti in un incredibilmente caldo pomeriggio domenicale di Ottobre. Come un geco sul muro sbiancato ci mancava poco mi piazzassi sul vetro della veranda riscaldato a dovere dal sole battente,  la sera prima avevo sentito arrivare il fresco pungente col vento e così questa mattina e dunque mi ero vestita della mia un pò troppo attillata maglia di lanina color prugna stavo per infilarmici sotto anche un dolcevita  e meno male che non l’ho fatto, sarei schiantata dopo i primi quattro passi sotto il sole che si riversava nel nome del “mi piego ma non mi spezzo” (all’autunno) sino all’ultimo raggio caldo.
Si perchè la giornata stupenda ci ha visti salire a piedi a Villa Pietraia sulla sua bellissima terrazza con vista sulla piana, circondati da boschi e uliveti sopra ed ai lati: il bosco dietro è piuttosto grande coi suoi sentieri che appena ti danno la sensazione che potresti perderti anche se è solo una illusione, in cima ci sono un paio di laghetti artificiali che somigliano un pò a quello che c’è alla Fortezza in città; se da lassù si riscende per un altro sentiero o due si arriva al solco essiccato del torrentello forse artificiale che andava poi a formare altri due laghetti, forse stagni, in cui un tempo erano le anatre. Occhio e croce e per quel che credo di aver inteso questo bosco fu ideato sul modello di quelli del periodo romantico inglese che vede questi boschetti artificiali o semi artificiali, come imitazione di angoli di natura, al contrario del giardino all’Italiana –parzialmente presente sulla terrazza- che vuole uno stile palesemente artificiale, con composizioni di piante in orci e vasi (spesso di agrumi) e presenza di fontanelle e vasche in cui, come nel posto che abbiamo visitato, si allevano pesci, carpe presumo. A volte in mezzo agli alberi si aprono quasi improvvisi ampi prati –assolati- sui quali ci vedevo benissimo un picnic, con la tovaglina, cibi tiepidi nei loro contenitori e svacco al sole da nirvana…Abbiamo girato praticamente ogni angolo, curiosato ogni anfratto e discusso sui probabili motivi per cui i due laghetti con torrente annesso –che doveva avere anche una cascatella- siano disseccati totalmente e se ciò che vedevamo fosse parte del progetto che i reali vedevano durante le loro cacce o passeggiate; ci sono vari sedute in pietra in punti ben pensati per il raccoglimento nella natura (o almeno si potrebbe pensare così) o il semplice riposo durante il cammino o il ritorno; io ammiravo l’edera rampicante qui e là e i rami tagliati di enormi piante che li avevano sviluppati contorti ed ora parevano incredibili canne d’organo, a volte certi pini o alberi con aghifoglie le cui radici mi sembravano nate per svilupparsi su roccia e che attraversavano sotto la strada come certi scalini che servono a rompere l’acqua che scorre in discesa, la corteccia sembrava cosparsa di striature verticali…ho raccolto dei rametti verdi con le loro ghiande anch’esse verdi, ho dimenticato le pigne ma ho trovato gusci vuoti e imbiancati di lumache, intravisto uno scoiattolo (lo stesso schivo di Villa Reale???)  C’è da dire che visitare questo luogo non è stato solo uno sfizio ma è stato un ritorno a luoghi e tempi più lieti per il mio Lui: a Villa Petraia più di vent’anni fa c’erano appartamenti sviluppatisi nelle stanze della villa; dunque siamo arrivati in quella che ora è la zona ristoro e che un tempo fu il salotto dei nonni di Lui, e dietro una porta ora chiusa al pubblico c’erano la cucina e la camera da letto, c’erano ricordi che mi sfuggono anche se la stufa/caminetto c’è ancora e quando lui era piccolo funzionava. Fuori sulla sinistra ci sono i resti di un albero che ai tempi dovette essere incredibilmente enorme tanto che ci fu costruita sopra una sorta di casina o pedana che offriva una certo stupenda vista sulla piana e forse oltre…si può parlare di resti: è un tronco enorme dai rami altrettanto enormi ma tagliati spietatamente, la casina o pedana che fosse sembra esser crollata come dopo un terremoto e tutt’intorno ci sono rovi di rose dai frutti rossi ed arbusti ed “erbacce” varie ma non c’è un senso di antica vetustà, come in presenza di uno scheletro di dinosauro ma piuttosto un mesto rimpianto per qualcosa che pietosamente sarebbe meglio rimuovere, circondato da filo spianato o quasi, è vietato avvicinarsi (proprio come ad una casa crollata) e così era quando Lui era piccolo. Un pò più indietro siamo sul fianco della villa, davanti alle finestre che furono della cucina e della camera dei nonni, è un angolo bellissimo con questo abete dai rami bassi su sui da bambino leggeva fumetti, giocava o dormiva, questo non fatico ad immaginarlo perchè è il classico punto in cui anch’io da bambina avrei giocato tutto il giorno con tutto ciò con cui si poteva giocare. Non ha potuto far a meno di arrampicarvisi, su quei rami e se non avessi avuto i miei stivali, l’avrei fatto anch’io!  Siamo saliti e scesi, abbiamo sostato ma la cosa che non capisco sin dalla mia visita addirittura Villa Reale è perchè le fontanelle siano chiuse: e credo di averne viste alcune regolabili, forse per far si che l’unica acqua da bere sia quella da acquistare. Fatto sta è che è scomodo nel caso qualcuno improvvisi una visita in loco. Ritornando ala villa in sè, sul lato destro della terrazza c’è una sorta di torre di guardia che a suo tempo fu un angolo di sosta dopo la caccia: una torretta dalle ampie vetrate con vista sulla solita piana, con un mobile tipo buffet all’ingresso, un tavolo al centro, a suo tempo si usò anche per la presentazione ufficiale della fidanzata di non so quale re o principe d’Italia, e scopro che a suo tempo il giardino all’italiana che precede questa torretta era stato progettato differentemente, dove ora vi sono due giardinetti, un albero e una fontana con statuetta di Venere/Fiorenza, un tempo erano circa tre serre piuttosto grandi –ed una conteneva quella fontana- più quattro più piccole sul davanzale, l’illustrazione di tutto ciò è esposto proprio sulla porta vetrata della torretta stessa con una sua breve biografia. E proprio dietro la villa, da dove si può iniziare la salita al bosco, c’è una fontana con vasca ed è a imitazione di una cascatella naturale, con i rivoli e le infiltrazioni d’acqua che scendono dal bosco soprastante sulle rocce, anch’essa è secca anche se Lui ricorda chiaramente come fosse attiva da bambino, è un peccato perchè l’acqua stagnante con le ninfee che vanno marcendo non è un bel vedere seppure occorra accostarvisi per testimoniarlo, le rocce sono ricoperte di un bello strato di calcare che ricorda come scendesse l’acqua e doveva essere –questo si- un bel vedere…Ho un dubbio su tutta questa acqua assente: che sia il risultato dei lavori TAV che hanno fatto sparire PER SEMPRE una serie di fonti naturali sul Monte Morello? Sarebbe interessante saperlo…Anche se sono altrettanto propensa che vi possa esser dietro una ragione più semplice e tristemente pragmatica: pochi fondi per tutelare e aver cura di quei corsi, di quei laghetti e fontanelle. L’unica acqua che credo sia ricambiata di tanto in tanto dev’essere quella torbida delle vasche sotto la terrazza, quella delle carpe, e la fontana ancor più sotto nella cui vasca vi sono pesci rossi e albini che appena la scuoti un poco arrivano cercando cibo…(e mi sa che anche le carpe lo fanno e senza che si tocchi l’acqua!)
Ma la sensazione generale è che tutto sia fatto ai minimi termini, non vedo molti custodi in giro e dubito sull’effettiva attività di sorveglianza delle videocamere, trovo cartelli scritti a mano e sbiaditi o molto vecchi e polverosi (che però sono in sintonia col parco, come design) Abbiamo cercato segni che indicassero i luoghi dove si tengono i famosi corsi ma SE li abbiamo trovati erano ovviamente chiusi ma SENZA una segnaletica certa, anzi, il dubbio è che siano siti in quelli che erano gli ambienti dove venivano “parcheggiate” le carrozze, o i carri di approvigionamento, il corridoio che conduce alla porta chiusa che ci indica dei restauri (???) e forse la scuola di restauro, ha una eco incredibile e il chiasso che doveva esserci quando le carrozze vi venivano condotte doveva esser assordante. Forse anche perchè era Domenica e dunque c’era meno personale, anche se non credo sia una buona scusa.  Tanti dettagli che mi incuriosivano e che non sono riuscita a documentare dato che la diGGitale, vigliacca, s’è spenta addirittura sul più bello: finita la batteria.  Quindi quelle che seguono sono le uniche foto che narrano questa gitarella che spero di ripetere in condizioni simili. Altra cosa che mi lascia perplessa è il COME si arriva, la fermata dell’autobus è decisamente molto di sotto rispetto alla villa stessa che tra l’altro è IN SALITA, sfiancherebbe chiunque non abbia un motorino o le gambe abituate a percorrere strade di montagna in bicicletta. L’oVVoVe! L’oVVoVe! L’oVVoVe!…
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